La vera storia dei Puffi

ottobre 19, 2008 at 2:54 PM 2 commenti

Prima di presentarvi il nuovo articolo vi informerò su varie cose: sono stati effettuati dei cambiamenti per quanto riguarda questo blog. Ossia: ho lavorato giorno e notte per molte settimane per preparare l’immagine “articolo speciale” presente qua sopra e sono soddisfatto, essa indica appunto un articolo speciale, come questo quindi. Inoltre da quando gli eretici hanno reso pubblico il mio numero di telefono, centinaia di persone che conoscono questo blog mi chiamano ogni giorno. Visto che diciamo che mi sta bene, ho instaurato, a questo proposito, un centralino con 5 signore che rispondono imitando la mia voce. Pertanto chiamate pure numerosi. Dulcis in fundo, ho cambiato radicalmente la grafica del blog, adesso è bellissima, ma voi non la potete vedere perché vi servono gli occhiali fatti apposta che non si comprano da nessuna parte, però credete sulle mie parole, è bella per davvero.
Veniamo al dunque. In questo articolo speciale cerco di diffondere la vera storia dei Puffi, che ho appreso qualche ora fa da un tizio di nome trascurabile. In origine, i Puffi erano completamente diversi da come li abbiamo a mente oggi. Essi vivevano nelle fogne ed erano alti decine di chilometri, in compenso anche allora disponevano del colore blu (probabilmente ciò è dovuto al fatto che usavano mangiare troppo spesso enormi quantità di argento, ritenuto da loro una leccornia). Un giorno di inverno fu deciso dal loro capo di nome Ÿtrosk di uscire dal condotto fognario. Essi erano però talmente abituati a vivere nelle fogne che la pressione fuori risultava infinitamente alta. Ciò li accorciò, fino a che divennero alti pochi centimetri in pochissimi secondi. Vedendo enormi scatole rigide con dei cerchi muoversi ad una velocità spaventosa, temettero di rischiare tutti la vita. Corsero tutti impauriti verso una destinazione imprecisa, a parte Ÿtrosk che rimase ucciso da un lampione che cadde. Camminarono per 75 giorni e 75 notti, fino a che giunsero in una vasta distesa di erba. Riuscirono a trovare riparo sotto un fungo. Avendo tutti studiato biologia, conoscevano il modo in cui i funghi si riproducono, e disposero di una squadra dedita a far riprodurre i funghi in modo che ognuno di loro ne potesse avere uno in cui ripararsi (non sappiamo tutta via il modo in cui sono riusciti a svuotare i funghi e ad installare porte e finestre). Il nono giorno di vita nel bosco, comparve Ÿtrosk recitando le seguenti parole: “Giunto al paradiso, ho incontrato un tizio che mi ha impartito concentratissime lezioni di Magia Nera, grazie alla quale sono tornato qua, infatti ho 3 occhi, se ci fate caso. Sono a conoscenza di una presenza qua vicino, più precisamente si tratta di un altissimo essere vivente, vestito di tunica nera, con al proprio fianco una abat-jour vestita da gatto. State attenti, questa non è un’esercitazione. Ah, dimenticavo, io mi chiamo Grande Puffo e voi sarete i Puffi, non chiedetemi il perché.” e scomparve in una nube, fumando la pipa. Ora, l’essere al quale alludeva il Grande Puffo, è un uomo di media statura con un naso di anormale lunghezza, tenendo presente che è più lungo della bocca. Costui, venuto a conoscenza del fatto che degli esserini presero abitazione vicino alla sua dimora, decise di trovare un modo per attirarli a sé per poi mangiarli bolliti insieme ai fagioli. Chiamò per cui un amico transessuale, lo inserì in una tanica contenente del fluido blu e lo portò in una stanza contenente quattro gallerie del vento costruite al contrario, affinché si fosse rimpicciolito. Gli diede una parrucca bionda e gli disse: “Vai, tu sarai Puffetta, e ti venderai per gli affamati peni dei Puffi”. Puffetta arrivò al villaggio, indossando una maglietta bagnata e un perizoma. Tutti i Puffi fecero a gara per chi avrebbe dovuto farsela per primo. Puffetta, dopo essersi passati tutti (compreso il Grande Puffo, che si ri-materializzò per l’occasione), rimase in cinta di 61 Puffi contemporaneamente, tra i quali ricordiamo anche Maurizio Costanzo e Federico II di Svevia. Puffetta, che era così contenta della vita fatta di sesso, droga e rock n’ roll (5 Puffi infatti si misero assieme per formare i Tool), che, per rovinare i piani di Gargamella, rivelò la vera identità masculina e il volere del proprio capo. I Puffi rimasero sconvolti, ma dopo pochi istanti dissero all’unisono: “Ma ce ne importa una sega” e si inchiappettarono Puffetta uno ad uno.
Quindi tutto è bene quel che finisce bene, a parte le canzoni dei Tool che sono tutto fumo e niente arrosto.

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Le ciambelle vengono sempre con il buco (parte I).

2 commenti Add your own

  • 1. Splin  |  ottobre 19, 2008 alle 3:04 PM

    Ma poveri Tool. ç_ç

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  • 2. Mat Smoke  |  ottobre 30, 2008 alle 12:11 am

    Ma che poveri Tool guarda che loro per scrivere le canzoni si drogano e poi scrivono le cose a caso eeeh anche le musiche le fanno in quello stato.
    Una volta li ho visti giocare a biliardo con le donne nude

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